La Missa papae Marcelli di Anerio
Tra il 1575 e il 1579 Giovanni Francesco Anerio (Roma, ca. 1567-1630) è cantore della Cappella Giulia sotto la guida di Palestrina, che in quegli anni ne era il maestro. Durante questo periodo di formazione si consolida nel futuro compositore la conoscenza e la familiarità con il più osservato stile contrappuntistico della musica sacra del suo tempo. Tra il 1613 e il 1620, Anerio lavora a Roma presso la basilica di Santa Maria dei Monti e nel 1619 dà alle stampe la sua versione a 4 voci della palestriniana Missa papae Marcelli, rara forma di parodia di una messa preesistente (invece che di un mottetto o madrigale come più normalmente accadeva).
E' infatti una “riduzione” dell’originale palestriniano, più vicina alle preferenze linguistico-formali della musica sacra del XVII secolo. La semplificazione del tessuto contrappuntistico e l'inserimento del basso continuo resero la Papae Marcelli di Anerio più popolare dell’originale palestriniano per almeno due secoli.
Solo nell'Ottocento il giudizio del Baini ne offuscò la fama: “mai a verun compositore non sarebbe venuta in capo una musica tanto fredda, insulsa (...)”, fatta di “un picchiare inalterabile e monotono di quattro perpetue parti”. Per il biografo e sommo cultore di Palestrina, quattro “cantoruzzi accompagnati dall’organo” non avrebbero mai eguagliato le melodie della messa a sei voci di papa Marcello (cit. in L. Pannella DBI, Treccani - III, 1961). È tempo che a un giudizio tanto severo, ormai storicizzato, risponda oggi direttamente la messa di Anerio.
La trascrizione moderna della messa di Anerio è stata curata da Marco Berrini, pubblicata dalla Sibemol/BMM e dedicata al Vocalia Consort.
E' infatti una “riduzione” dell’originale palestriniano, più vicina alle preferenze linguistico-formali della musica sacra del XVII secolo. La semplificazione del tessuto contrappuntistico e l'inserimento del basso continuo resero la Papae Marcelli di Anerio più popolare dell’originale palestriniano per almeno due secoli.
Solo nell'Ottocento il giudizio del Baini ne offuscò la fama: “mai a verun compositore non sarebbe venuta in capo una musica tanto fredda, insulsa (...)”, fatta di “un picchiare inalterabile e monotono di quattro perpetue parti”. Per il biografo e sommo cultore di Palestrina, quattro “cantoruzzi accompagnati dall’organo” non avrebbero mai eguagliato le melodie della messa a sei voci di papa Marcello (cit. in L. Pannella DBI, Treccani - III, 1961). È tempo che a un giudizio tanto severo, ormai storicizzato, risponda oggi direttamente la messa di Anerio.
La trascrizione moderna della messa di Anerio è stata curata da Marco Berrini, pubblicata dalla Sibemol/BMM e dedicata al Vocalia Consort.